Doldenhorn
Scialpinismo al Doldenhorn con partenza da Kandersteg e pernottamento alla Doldenhornhütte

Relazione
Gli itinerari pensati da Marco sono sempre straordinari: originali, fuori dal comune, capaci di lasciare emozioni forti e ricordi indelebili. Il Doldenhorn è una vera perla, una gita per cuori immensi (cit.). Ce la prendiamo comoda alla partenza, dato che la salita al rifugio è breve. Dopo aver attraversato il traforo del Lötschberg, arriviamo a Kandersteg, da dove inizia la nostra escursione verso la Doldenhornhütte. Oggi il tempo è incerto e cade una leggera pioggia, ma sappiamo che domani ci aspetta una giornata perfetta per tentare la vetta.
Partenza da Kandersteg

Per raggiungere l’inizio effettivo del sentiero, conviene seguire la strada tracciata per i camion impegnati nei lavori sulla frana, finché non si incontrano i segnavia per il rifugio. La salita parte subito decisa, per poi addolcirsi in un lungo falsopiano. Poco dopo, una deviazione sulla sinistra indica il sentiero che conduce al rifugio. Sotto una pioviggine insistente, zuppi e un po’ sconfortati dalla ravanata, decidiamo di calzare gli sci per evitare di sprofondare. Con gli sci ai piedi saliamo un po’ meglio e, in breve, raggiungiamo il rifugio.
Entriamo nel locale invernale grazie al codice ricevuto con la prenotazione: efficienza svizzera al suo meglio! Lo spazio è ben attrezzato e offre tutti i comfort necessari: fornelli e riscaldamento elettrici, pentole, stoviglie e un’accogliente stanza al piano superiore con letti e piumoni. L’acqua si trova all’esterno, vicino al bagno; non è potabile, quindi va fatta bollire prima dell’uso. Il piatto forte della cena è un sontuoso salmì di cervo con carote, portato da Federico, che fa decisamente impallidire il mio modesto liofilizzato Decathlon a base di riso e pollo.
La salita alla vetta

Partiamo con tutta calma intorno alle 6:30, approfittando di un ottimo rigelo notturno. Pieghiamo a sinistra per evitare la placconata che incombe sopra il rifugio, quindi risaliamo lungo il lato sinistro del canale che conduce ai pendii superiori. Da lì raggiungiamo la base dell’evidente canale a forma di clessidra, passaggio chiave che consente di accedere al ghiacciaio. Affrontiamo la salita a piedi con i ramponi su neve in ottime condizioni, ad eccezione di un tratto ghiacciato proprio a metà del canale. Rimessi gli sci, superiamo una prima sezione molto ripida. Alla fine del tratto, però, ci rendiamo conto che la via normale, che sale verso destra, è impraticabile: un seracco imponente la ostruisce completamente, rendendo impossibile proseguire in quella direzione.

Siamo costretti a deviare a sinistra, salendo con i ramponi un ripido pendio sospeso sopra il Lago di Oeschinen: un tratto tanto esposto quanto spettacolare, soprattutto in discesa. Una volta superato, non ci resta che rimettere gli sci e affrontare gli ultimi facili metri che ci separano dalla vetta. Il panorama, oggi, è semplicemente mozzafiato: dall’Eiger al Monte Bianco, sembra di poter sfiorare tutte le cime con un dito. Rimettiamo gli sci e iniziamo la discesa.
La lunga e bellissima discesa

La prima parte della discesa ci regala una polvere eccezionale. Affrontiamo con la massima attenzione il tratto ripido, dove un errore potrebbe avere conseguenze serie. La neve tiene, anche se in alcuni punti si avverte il ghiaccio sotto la superficie. Proseguiamo ancora su polvere fino al canale, che scelgo di scendere a piedi a causa del ghiaccio presente nella sezione centrale. Sotto il canale, ci accoglie una magnifica neve primaverile: finalmente possiamo lasciar correre gli sci e goderci qualche curva veloce. Raggiungiamo il rifugio stanchi ma entusiasti, consapevoli di aver vissuto una giornata memorabile. Da lì in poi è pura sopravvivenza: tentiamo di proseguire con gli sci, ma la neve ormai è una poltiglia; alla fine, meglio scendere a piedi.
Una giornata da ricordare

Giornate come questa non si dimenticano. Un grazie di cuore ai compagni di gita – Marco, Martina e Federico – persone splendide e veri amanti di questa magnifica disciplina. L'itinerario è molto impegnativo e va fatto solo con neve assolutamente stabile. A mio avviso, conviene affrontare questa gita quando la salita al rifugio è priva di neve: con le pelli è praticamente impossibile salire, mentre a piedi con le scarpette si avanza molto più velocemente. Il rifugio sta per essere ristrutturato, e chissà, forse siamo stati gli ultimi a vederlo nella sua versione originale.
Galleria fotografica
Potete usare le foto come volete, ci dedico tempo e passione quindi una citazione con il link al mio blog è opzionale ma tanto gradita. In questo caso scrivetemi per dirmi dove l’avete usata 🙂
Mappa e tracce
- Quota minima
- 0m
- Quota massima
- 0m
- Dislivello
- 0m
- Distanza
- 0km
NB: La rilevazione gps potrebbe non essere sempre precisa e riportare valori errati
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