Ambiente grandioso
Monte Sissone dal Passo del Maloja

Altro progetto che avevo in mente da tempo. Purtroppo nessuno dei miei amici aveva mai accettato — come dargli torto — e sono stato costretto a rimandare. Sapevo invece che Alessandro avrebbe accettato, quindi, si parte!

Partenza dal Passo del Maloja

Poco dopo il Plan Canin
Poco dopo il Plan Canin

Dal Maloja seguiamo la pista battuta che porta al Lago Cavloc e al Plan Canin. Qui termina la traccia battuta e si imbocca sulla destra la Valle del Forno. Molto lentamente iniziamo a risalire la valle fino al fronte del ghiacciaio. Qui si ha un’idea più precisa della lunghezza dell’itinerario, impressionante.

Ci mettiamo in marcia sul ghiacciaio. Gli splendidi panorami sul gruppo Masino-Bregaglia ci tengono compagnia, facendoci dimenticare queste enormi distanze. Aggirato lo sperone che scende dalla Cima di Rosso diventa visibile la parte finale dell’itinerario. Qui decidiamo di legarci: il ghiacciaio è “umido” e molto crepacciato, la neve quest’anno scarseggia, meglio non rischiare.

La vetta e la bellissima discesa

La parete da risalire
La parete da risalire

Attacchiamo la parete sulla destra e poi, con una lunga diagonale verso sinistra, raggiungiamo il Passo di Sissone. Qui lasciamo gli sci a ci dirigiamo verso la vetta. Le condizioni non sono un granchè, e il tempo stringe. Rinunciamo a salire la vetta e iniziamo la discesa.

Il Monte Sissone
Il Monte Sissone

Parte alta con neve dura portante, poi ottima neve con giusto “rammollo” vista la quota e l’esposizione a ovest. Sciata spettacolare in un ambiente unico e in totale solitudine. Momenti magici che ricorderò per sempre. In breve siamo alla base della parete e iniziamo il lunghissimo rientro al passo. Fino al fronte sarà una lunga discesa libera, inutile fare delle curve.

L’eterno rientro

Verso la Cima di Rosso
Verso la Cima di Rosso

Finito il ghiacciaio inizia una ravanta epocale per tornare al Maloja. La neve è poca e cotta dal sole. Facciamo fatica a non sprofondare. Ogni tanto finiamo in dei buchi, annaspando per rimettersi in piedi.

Al Plan Canin siamo costretti a ripellare per raggiungere la panchina al culmine della pista. Da qui in poi è tutta discesa fino al ponte. Una gita imperdibile per gli amanti del genere. Non si va per sciare ma per vedere un ambiente unico. La parte finale del ghiacciaio è molto crepacciata, in annate poco nevose come questa bisogna stare attenti.

Alla fine saranno 30km A/R per 1530m di dislivello. Distrutti ma soddisfatti ci concediamo Sciatt e Pizzoccheri al Crotto del Quartino.