La Val d’Osura
La Val d’Osura

Avevo già esplorato la parte bassa della Val Verzasca rimanendo affascinato dalla sua bellezza. Decido di esplorarne un altro tratto scegliendo una cima dal nome molto particolare: Pizzo delle Pecore in Val d’Osura una laterale che parte da Brione Verzasca.

Meta ideale per la quota 2381, per il versante di salita quello S che suppongo senza troppa neve e per la bellezza del paesaggio. La descrizione della salita al più alto e famoso Monte Zucchero parla della Val d’Osura come di una piccola Yosemite. Provare per credere! Naturalmente coinvolgo mio padre che non si tira mai indietro in questi frangenti fatti di tanto dislivello e lunghi percorsi.

Partenza da Brione

Il torrente Osura
Il torrente Osura

Partiamo prestissimo in auto da casa per il Ticino, Bellinzona Sud, Val Verzasca, Brione e la laterale Val d’Orsina che percorriamo in auto, strada asfaltata ma stretta (consigliato andarci con auto piccole), fino a Daghei di Dentro a quota 951 m. Attrezzatura leggera: scarpette, bastoncini, vestiario ridotto al minimo, tanto si prevede che non farà freddo. Poi via lungo un bel sentiero che si alza dolcemente lungo la valle sulla destra orografica del torrente Osura, ricco di cascatelle e pozze di acqua cristallina.

Dopo quasi cinque chilometri arriviamo alla Capanna Osola posta in una conca a “solo” 1418 m. Breve sosta per poi seguire le indicazioni: Rifugio Sambuco / Capanna Alpe Spluga. Appena dopo la località Alpe del Forneè di quota 1697 lasciamo sulla destra il sentiero che porta al Rifugio Sambuco ed al Monte Zucchero: possibile prossima meta, ma non oggi per la troppa neve presente in quota.

Prendiamo così a sinistra e saliamo in direzione W lungo i fianchi della conca compresa fra il Pizzo del Cocco, la Cima di Broglio, il nostro Pizzo delle Pecore e l’aguzzo Sass d’Argent. Quando il sentiero, sempre ben segnalato, piega a S incontriamo, a circa duemila metri, i primi nevai che dobbiamo percorre in salita e in diagonale fin sotto la Bocchetta Canova posta a 2226 m. Qui iniziamo la salita alla vetta guidati da una scarna relazione presa da internet.

La cresta

Pizzo delle pecore, la placchetta
La placchetta

Partiamo augurandoci di trovare la via senza correre troppi rischi viste le belle placche di granito sopra di noi e un gendarme che sembre invalicabile! I primi metri lungo la cresta SW li saliamo per una ripida ma facile traccia fin sotto le placche che si presentano ben fessurate e che saliamo in aderenza non trovando molti appigli.

Qui le Hoka Speed Goat 3 danno il meglio di sé! La suola Vibram conferisce ottima presa e fornisce massima aderenza; la nostra “tecnica” poi fa il resto! Al termine delle placche alte una ventina di metri, pieghiamo a destra indirizzandoci verso la cresta ENE che si stacca dall’anticima. Qui troviamo degli ometti ed una labile traccia che ci porta fin sotto l’ostico gendarme. Il terreno è più facile, ma composto da blocchi e sfasciumi da percorrere con attenzione in quanto appena sotto parte una balconata che precipita di cento metri sul sentiero di salita.

Passiamo appena sotto il gendarme per una cengia orizzontale che percorriamo sempre su ottimi appoggi e qualche appiglio nel liscio granito. È questo il passaggio più ostico di difficoltà classificabile II+, da far con attenzione in quanto esposto su salti di roccia verticali. Appena oltre ritroviamo degli ometti che ci guidano fino all’anticima, da cui intravediamo quella che sembra la cima. Breve discesa in un intaglio, poi risalita sempre arrampicando su difficoltà contenute lungo la cresta SW che viene percorsa interamente fino alla nostra vetta. Pizzo delle Pecore 2381 metri conquistato!

Dopo i complimenti di rito ci godiamo il grandioso panorama a trecentosessanta gradi. Siamo nel cuore del territorio delle Centovalli con il Pizzo Campo Tencia a nord, il Basodino a nord ovest ed i 4000 del Monte Rosa a est. Poco lontano intravediamo il Monte Zucchero e l’intera Val d’Osura percorsa in salita. Vista da qui si capisce perché viene chiamata la piccola Yosemite, infatti ne richiama in pieno l’aspetto e la morfologia.

Il lungo rientro

Ora rientro rimpolpando gli ometti ed aggiungendone degli altri. La discesa si rivela non complicata anche se percorsa con molta attenzione fino alla Bocchetta Canova. Poi galoppata fino all’auto percorrendo a ritroso il percorso di salita.

Lungo itinerario per quasi nove ore e oltre diciotto chilometri, ma di grande soddisfazione in un ambiente selvaggio, poco frequentato e con la bella Capanna Osola quale punto d’appoggio.

NOTA: in Svizzera le Capanne corrispondono ai nostri rifugi con la presenza di un gestore e possibilità di soggiornare con somministrazione di cibo e bevande. I Rifugi corrispondo ai nostri bivacchi ove è possibile solo sostare per dormire, anche se spesso sono dotati di fornello e legna per riscaldarsi. Conviene sempre informarsi prima.