La cresta finale
Bietschhorn

Tanto desiderato e finalmente salito! Quando arrivi al Sempione non puoi non ammirarlo, è una piramide praticamente perfetta. Non a caso lo chiamano il “Re del Vallese”. Partiamo in direzione della bellissima Lötschental, una valle contornata di splendide vette tra le quali il gruppo della Jungfrau.

Partenza da Blatten

La Bietschhornhütte
La Bietschhornhütte

Lasciamo la macchina al parcheggio a pagamento di Blatten. La carta non va, provo con EasyPark ma si bloccherà. Per fortuna al ritorno non abbiamo preso nessuna multa. Fa un caldo pazzesco, zero termico record a 5000m, si suda. Facciamo fatica a passare il torrente, il disgelo glaciale riempie i torrenti anche se non piove da tantissimo tempo.

Lungo traverso nel bosco poi il sentiero si impenna. Superiamo la dorsale di destra — qualche catena — e vediamo il piccolo rifugio. La Bietschhornhütte è piccolissima ma accogliente. Non c'è acqua e il bagno è fuori dal rifugio. La cena è da sei, buona la zuppa ma la pasta con la carne non si può vedere!

Partenza per la vetta

L’alba ci coglie sul primo tratto della cresta
L’alba ci coglie sul primo tratto della cresta

Colazione alle due con pane e marmellata, tè e caffè. Alle 2:45 siamo in marcia con le frontali. Il sentiero è ben segnato con segni bianchi, è quasi impossibile perdersi. Fino al Bietschjoch non molla un attimo, si fanno quasi 700m di dislivello in un attimo. Al passo una bella sopresa: il ghiacciaio si è ritirato tantissimo, lasciando una bella placchettina di ghiaccio misto sassi che rende necessari i ramponi.

Da qui un misto di pietraie e neve ci porta all’attacco della cresta. La primissima parte è costituita da un ammasso di blocchi instabili. A circa 3500m inizia un terreno più complesso, fatto di cenge, canne di granito e piccole placchette. Procediamo molto lentamente in conserva seguendo i rari ometti e rimanendo nelle immediate vicinanze del filo di cresta. A circa 3750m si passa sul lato nord per affrontare la prima difficoltà, la Torre Rossa.

Dall’attacco della cresta
Dall’attacco della cresta

In salita non presenta alcuna difficoltà — massimo III grado — ci sono tanti appigli e si procede senza problemi. Subito dopo troviamo un traverso su placca molto esposto. Non difficile ma thrilling! Basta rimanere sul lato sud, sfruttando le lame con le mani. Facile trovare alpinisti che fanno tappo, noi abbiamo dovuto aspettare una decina di minuti.

Dopo la placca un’ultima difficoltà costituita da una cresta affilata ed esposta con qualche passaggio di arrampicata. Siamo sulla cresta finale, anche questa va fatta con attenzione e porta via il suo tempo. Dopo sette ore e mezza siamo in vetta! Forse uno dei panorami più belli delle Alpi, con i 4000m del Vallese a sud e i giganti dell’Aletsch a nord, stupendo!

L’eterna discesa

Il primo tratto delicato in discesa
Il primo tratto delicato in discesa

Iniziamo la lunga e interminabile discesa. Ancora tappo sulla paretina finale. Attendiamo quindici minuti prima di poter scendere. Lo facciamo con un mezzo barcaiolo — fix — poi scendiamo con molta attenzione la placca — mini tiro — e infine con una doppia ci caliamo dalla torre rossa. Noi avevamo una corda da 30m, leggermente corta per questa calata, con una da quaranta si arriva diretti in fondo.

Da qui in poi inizia un estenuante percorso tra sassi instabili, molto più stancante che in salita. Arriviamo stremati alla base della cresta ma non è finita qui. Il rientro al passo è ancora lungo; la ciliegina sulla torta è il pendio finale ghiacciato dove dobbiamo rimettere i ramponi.

Rientro all’auto con le frontali

Rientro al colle
Rientro al colle

Distrutti arriviamo alle 20 al rifugio, un’epopea! Il tempo di cambiarci e iniziamo la discesa verso Blatten dove arriveremo con il buio. Che dire, una salita molto faticosa. La cresta non è bellissima fino alla Torre Rossa, poi diventa più divertente. Ci sono pochissimi ometti, fino alla torre si sta appena sotto il filo.

A volte si è tentati di abbassarsi un po' ma meglio non farlo. Abbiamo trovato pochissimi anelli, quasi tutti del tipo aperto, stile “coda di maiale”. Meglio andare slegati fino alla torre — sia in discesa che in salita — si va molto più veloci. Noi avevamo una mezza da 30m, può bastare ma 40 sarebbero perfetti. Nessun friend usato, solo cordini sugli spuntoni nei tratti più delicati.

Stanchi ma soddisfatti rientriamo in Valsassina alle tre di notte, una giornata che non dimenticheremo facilmente.