La parte finale della cresta
Cima di Lago da Piuro, cresta finale

Insieme al Galleggione e al Pizzo Stella, fa parte del trittico delle “scammellate di Piuro“, ovvero le tre salite con maggior dislivello della zona. Avevo già fatto il Galleggione cinque anni fa con Stefano, ora affronto la seconda, questa volta in solitaria.

Partenza antelucana

Cima di Lago da Piuro, Il Galleggione dal Lago dell’Acqua Fraggia
Il Galleggione dal Lago dell’Acqua Fraggia

Parto alle 2:45 da Desio, alle 4:15 parcheggio la macchina a Piuro, nella frazione di Borgonuovo. Prima di partire tiro fuori l’arma segreta: quattro rossi d’uovo sbattuti con zucchero e cacao. Inizio a risalire al buio la famosa mulattiera: 2886 gradini di pura gioia, soprattutto in discesa. Dopo 35 minuti arrivo a Savogno, bellissimo borgo di origini medievali. Mi disseto in una delle numerose fontane e riparto.

Il sentiero per Il Lago dell’Acqua Fraggia è ben segnato e sale dolcemente fino allo strappo finale. Bisogna stare attenti ad attraversare il torrente solo all’ultimo ponte, il sentiero sembra invece prendere il primo, ma in realtà è meglio proseguire. Qui le pendenze aumentano di nuovo, ma permettono di guadagnare rapidamente quota. Dopo due ore e trenta minuti esatti sono al lago, buon tempo!

Dal lago al passo

Cima di Lago, la vetta dal sentiero per il passo
La vetta vista dal percorso verso il passo

L’alba purtroppo non è un granché, niente foto. Vento gelido e nuvoloni portati da nord. Cambio assetto, via pantaloncini corti e maglietta, dentro pantaloni lunghi e antivento. Ora la via è da cercare. Se volete andare, la mia traccia — qui trovate uno schizzo di massima del percorso — è quasi perfetta, potete seguirla senza problemi. Dall’Alpe Lago Dentro si punta un evidente fascia rocciosa in direzione del Galleggione. La si supera al suo termine, proseguendo poi in direzione nord.

Si aggira un secondo sbalzo roccioso — meno imponente — sulla destra fino ad arrivare a una piccola radura con un grosso masso. Da qui in direzione del Galleggione si nota un’altra fascia rocciosa. Si rimane sulla sinistra sfruttando un ripido pendio erboso. Dalla sommità del pendio si sarebbe tentati di aggirare il prossimo salto lungo il pendio detritico del Galleggione. In realtà conviene sfruttare un canale erboso sulla sinistra — si usano le mani solo in un punto — si fa molta meno fatica.

Da qui in poi, si può scegliere il percorso migliore, sempre puntando verso nord. Ho lasciato qualche ometto per aiutare l’orientamento. Raggiungo il Madrisberg con il vento da nord continua ad addossare le nuvole sui crinali, non si vede una mazza. Noto solo un grosso ometto proprio sul passo, e una serie di ometti più piccoli poco più avanti. Metto il guscio e attacco la cresta.

La cresta finale

Cima di Lago, cresta finale
Il gendarme lungo la cresta

Sto sempre sul filo di cresta. Prima parte su grossi blocchi, abbastanza stabili. Segue un tratto meno ripido ed erboso. Poi riprendono i blocchi fino a un evidente gendarme. In salita lo aggiro sulla sinistra, vedendo una corda poco più avanti. Non fatelo, è un delirio di detriti e rocce instabili. Per tornare in cresta ho duvuto anche affrontare un tratto di II° dove rimaneva in mano tutto. Meglio superarlo direttamente — massimo secondo grado — troverete anche qui una corda, ma si arrampica bene anche senza.

Da qui in poi, sempre rimanendo sul filo di cresta — a tratti esposta ma sempre facile — si arriva in vetta. Sono abbastanza cotto, recupero energie fresche con fonzies, pane e tonno. Molte nuvole oggi, il panorama è comunque stupendo.

L’eterna discesa

Cima di Lago da Piuro, panorama dalla vetta
Panorama dalla vetta

Inizio l’eterna discesa fino a Piuro. Lungo la cresta meglio andare piano e controllare ogni singolo blocco. Sono da solo, farsi male potrebbe essere molto pericoloso. Dopo 11 ore comprese le pause sono di nuovo alla macchina.

Si tratta di una salita che richiede un ottimo allenamento, e buona tecnica su creste rotte. Il percorso rende molto, diretto e con poco sviluppo. Non sottovalutate però il percorso per arrivare al passo. Senza sentiero si fa molta più fatica e si perde più tempo. Ci sono tre punti per rifonirsi d’acqua: a Savogno, presso una baita in località Caslonc e all’Alpe Ponciagna prima del lago.

Forse più dura della salita al Galleggione. Siamo sempre su livelli altissimi di“lotta contro l’alpe“. Realisticamente una persona ben allenata impiega circa sei ore e mezza per arrivare in vetta. Concludo la giornata con la classica sosta al Moreschi con pizza, panaché e caffè. Ora tocca al Pizzo Stella.