Il Badile dalla vetta del Cengalo
Il Badile dalla vetta del Cengalo

Questa salita la puntavo da tempo, finalmente si sono incastrate alla perfezioni tutti i fattori: meteo, condizioni del tracciato e condizioni fisiche. Sveglia alle tre e partenza alle tre e mezza. Arrivo ai Bagni di Masino alle cinque e dieci e preparo la mia colazione brevettata con: pane bianco con crema di arachidi spalmata al momento, banana e tè caldo zuccherato. Una bomba, garantisce ottime prestazioni.

Ero tentato di partire con le Hoka mettendo gli scarponi nello zaino, ma alla fine ho optato per un assetto più classico e leggero. Scarponi, casco, imbraghino leggero da scialpinismo, cordino e moschettone. Alla luce della frontale supero il ponte e attacco il sentiero che conduce al Rifugio Gianetti. Più in alto vedo due luci, saranno altri due pazzi che vogliono fare come me la tirata in giornata. Procedo bene, la luna mi fa compagnia dietro le Cime del Calvo, meraviglia.

Arrivo alla Gianetti

Il Rifugio Gianetti con Il Pizzo Badile
Il Rifugio Gianetti con Il Pizzo Badile

Supero prima le baite di Corte Vecchia e poi il gelido ”Pianone” . Dopo due ore e quarantacinque minuti arrivo al Rifugio Gianetti. Entro per rifocillarmi un po', ma l’unica cosa che mi viene offerta è un pezzo di Bisciola. Si sa che l’accoglienza in questa zona non è proprio il massimo.

Incontro due simpaticissimi bergamaschi con i quali condividerò la parte finale della salita. Seguo per un tratto il sentiero per il Rifugio Allievi. Poco prima di alcune placche salgo per prati puntando l’evidente morena. C'è qualche ometto e un traccia di sentiero, non facili da individuare.

Arrivati nel grande bacino sotto la parete sud del Cengalo perdiamo i vista gli ometti. Siamo andati troppo a destra puntando le rocce striate dalle colate di acqua. In realtà gli ometti sono più a sinistra, verso la Punta Sertori e il Badile, ma lo scopriremo solo in discesa.

La cresta ovest

Salita al Cengalo, la corda per arrivare alla sella
La corda per arrivare alla sella

Troviamo la corda in pessimo stato, per fortuna ce ne sono tre. Dopo la corda un grosso masso sbarra il canale. Lo aggiriamo a destra per facile arrampicata e quindi per sfasciumi raggiungiamo il colletto. Qui si apre una vista meravigliosa della parete nord est del Badile, un impressionante monumento naturale di granito. Pensare che Cassin è salito da questa parete nel 1937, che impresa!

Dal colle per facile sentiero arriviamo alla corda fissa, esposta e leggermente ”molle”. Passiamo poi di nuovo sul versante sud, ma ci abbassiamo troppo. Al posto di attraversare su una cengia affrontiamo un piccolo salto di II° grado leggermente esposto. Poi una crestina aerea ci porta alla base di una parete rossastra.

La cengia sul versante sud del Cengalo
La cengia sul versante sud

Ci sono tre modi per superarla: sulla sinistra per una cengia esposta, sulla destra lungo una placca rugosa e al centro, attraverso una spaccatura. Scegliamo la spaccatura, sicuramente la via più semplice. Abbiamo di fronte la seconda elevazione della cresta. La aggiriamo sul versate sud, su terreno più semplice. Da qui in poi per blocchi e pietre arriviamo in vetta. Panorama incredibile in ogni direzione, siamo saliti presto evitando le nebbie, uno spettacolo.

Inizia l’interminabile discesa

Croce di vetta del Cengalo
Croce di vetta del Cengalo

Impressionante il versante nord, teatro della terribile frana del 2017. Davanti a me la Cima della Bondasca — salita nel 2015 — e la Cima di Castello, anche questa nella famosa lista che non finisce mai. Inizia la lunga e interminabile discesa. Mi concedo una birra con salsiccia e polenta al Rifugio: non è da me, ma ero proprio bollito! Scendo da solo con la mia inseparabile musica nelle cuffie. Le note si Society di Eddie Vedder si sposano perfettamente con la maestosità di questo ambiente.

Stanco ma soddisfatto arrivo ai Bagni di Masino dove metto a mollo i piedi nel torrente sorseggiando una tanto desiderata Schweppes. Note tecniche: avevo portato un imbrago leggero con cordino e moschettone ma non li ho usati, se uno ha confidenza con questo tipo ti terreno sono superflui. Con neve ovviamente cambia tutto — una corda può essere utile — casco invece obbligatorio. Il rischio più grande è quello di perdere gli ometti lungo la cresta.