Il Cengalo Illuminato dalla luna
Il Pizzo Cengalo Illuminato dalla luna

La Cima della Bondasca, secondo la toponomastica svizzera, o Pizzo del Ferro Centrale, secondo la toponomastica italiana, è una cima bifida che poco risalta dallo spartiacque e dal sottostante bacino di accumulo del ghiacciaio della Bondasca. In compenso la sua ascensione si svolge in un ambiente bellissimo e severo, contornata com’è dai giganti di granito del Badile, con la sua mitica parete NE e lo spigolo N, del Cengalo e la sua parete N, e delle imponenti Sciore.

La salita non è difficile, ma si svolge in ambiente glaciale di tutto rispetto e richiede attenzione nell’attraversamento dei crepacci che si incontrano dopo il primo ed il secondo pianoro. Ambiente e terreno tutto da scoprire e per questo motivo vado in compagnia di mio padre, sicuro ed affidabile come sempre.

Uscita anticipata dal lavoro e su per la SS36 del Lago di Como e dello Spluga fino a Chiavenna. Qui prendiamo per San Moritz ed il Passo del Maloja. Appena dopo la dogana di Castasegna entriamo nel paese di Bondo in Val Bregaglia per prendere la bella strada, a pedaggio, che sale alla località Laret a 1368 m.

Alle 7,30 della sera ci mettiamo in cammino per Il sentiero che si addentra nella Val Bondasca e, lasciata a destra la deviazione per il Rifugio Sasc Furà, continuiamo per tornanti e gradini di legno lungo il fianco W della valle. Siamo già al cospetto delle splendide pareti di granito che hanno fatto la storia dell’alpinismo e che nulla hanno da invidiare ai colossi della Yosemite Valley. La salita si addolcisce poi verso quota 1900 m e con una traversata a mezzacosta ci consegna, dopo 2,30h al Rifugio Sciora 2120 m ed al suo bel ed accogliente locale invernale.

Rifugio invernale dello Sciora
Rifugio invernale dello Sciora

Siamo soli con il caldo tepore della stufa a legna, con dei comodi letti e caldi piumoni. Fuori la luna illumina la cresta del Cengalo. Non fa freddo, ma contando sul cielo sereno ed un poco di rigelo notturno confidiamo di non “ravanare” troppo l’indomani. Sveglia alle 4,00 e partenza alle 4,30 alla luce delle frontali. Purtroppo non ha rigelato e già sprofondiamo nella prima neve che calpestiamo per salire alla sommità della morena che percorriamo fin quasi alla fine. Raggiungiamo la quota 2394 m dalla quale è possibile scendere sul ghiaccaio. Qui ci prepariamo alla salita belli equipaggiati, corda lunga e molti nodi a palla.

Cominciamo così a risalire verso S il ghiacciaio tenedoci sul lato delle Sciore, ma a distanza di sicurezza dalle sovrastanti pareti e dai canali che scaricano con frequenza. In leggerera salita arriviamo ad un primo pianoro, ci spostiamo verso il centro del ghiacciaio e lo percorriamo facendo molta attenzione ai crepacci assai insidiosi per l’inconsistenza dei ponti. La giornata è splendida, con una leggera brezza, temperatura abbondantemente sopra lo zero ed i primi raggi del sole che illuminano le pareti e le creste del Badile e del Cengalo.

Si apre il panorama
Si apre il panorama

La salita si fa poi più ripida con pendenza attorno ai 35° e ci consente di arrivare al circo glaciale superiore preceduto anch’esso da una zona assai tribolata e con un enorme crepaccio che oltrepassiamo su un ponte di notevole spessore. Da qui puntiamo la bella cresta nevosa di NE che sale dolcemente verso la nostra meta e che ci offre un meraviglioso affaccio sugli strapiombi sulla Valle del Mello.

Ultimi metri verso il colletto che separa la nostra cima dalla sua propaggine W, taglio in orizzontale sopra la crepaccia terminale, camino di puro granito di tre/quattro metri in arrampicata mordendo con le punte dei ramponi ed eccoci in vetta alla Cima della Bondasca a 3287 m. Vetta senza simboli, croci, ometti o segnali e tanto stretta da starci a fatica in due in piedi fra un blocco e l’altro!

Grande soddisfazione e goduria! Bella ascensione, panorama a tutto tondo sui giganti del gruppo Masino-Bregaglia con le pareti del versante S ed i ghiacciai del verdante N. Èla prima cima della zona che salgo, ma quello che vediamo ci spinge a stilare un elenco di quelle alla nostra portata. Quelle che vengono classificate PD, come la nostra cima, cioè quelle che è possibile salir senza eccessivi pericoli, ma con un tocco di adrenalina.

A proposito di adrenalina decidiamo di scendere per la crestina W che scende alla sella. Cordino attorno ad un bel spuntone, moschettone e faccio sicura a mio padre che scende quasi gattonando sulla placca inclinata, non difficile ma molto, molto esposta sul versate S. Depositato il padre al colletto, è lui a suo volta che mi assicura dall’alto nel breve tratto. Sacrifichiamo un cordino ed un moschettone. Futuri salitori un pensiero a questa generosa coppia di alpinisti!

Dalla selletta giù a rotta di collo per il ghiacciaio, seguendo la traccia di salita sopratutto per oltrepassare in tranquillità i crepacci incontrati in salita. Fa caldo la neve smolla di brutto e non è il caso di rischiare pericolose scorciatoie. Ultima fatica per superare i blocchi ed i massi di granito della parte terminale del ghiacciaio, incontro con il sentiero detto il “Viale” che collega il Rifugio Sciora al Rifugio Sasc Forà, ma ora chiuso causa l’incombente pericolo della frana della parete nord del Cengalo, ultimo traversino in piano a siamo di nuovo al Rifugio Sciora in meno di due ore!

Cambio di vestiario, rassettata all’invernale, paghiamo la tariffa, ma sarebbe meglio chiamarla estrosione, di 25 Euro a testa, poi giù all’auto sotto l’incombente minaccia di un temporale. Salita molto bella, facile, senza grandi difficoltà, ma da classificare PD- per la presenza di insidiosi crepacci. Ambiente stupendo con nulla da invidiare ad altri più rinomati ambienti. Consigliata!