Questa montagna non ti delude mai. Salita cento volte, cento volte diversa negli ambienti, nelle condizioni, nelle stagioni e nello spirito con cui la affronti. Tempo incerto? Probabili aperture nella tarda mattinata? Condizioni ancora invernali con neve ben assestata? Allora via per il Cainallo per percorrere la Cresta di Piancaformia.
Solito problema. Alle 7 del mattino al Rifugio Albergo Cainallo tutti dormono, previdenti ci siamo procurati il tagliando gratta e sosta a Esino, per cui parcheggiamo tranquilli un centinaio di metri dopo il rifugio in uno slargo della strada che porta al parcheggio superiore del Vo’ di Monconedo. Giornata buona, freddina con nuvole basse e radi fiocchi di neve. Per comodità indossiamo subito l’imbrago e ci portiamo casco, picca, corda, fettucce un paio di friends, moschettoni e piastrina….non si sa mai.
Percorriamo tutto il sentiero della Costa di Prada fino alla Bocchetta di Prada ed alla Cappelleta Ricovero edificata in ricordo della Brigata Garibaldi. Qui incontriamo neve continua, dura quel tanto da non farci sprofondare, che ci accompagna fino alla rampa della Bocchetta di Piancaformia a quota 1805 m. Continuiamo lungo la cresta, che nel tratto iniziale non presenta particolari difficoltà, fino ad arrivare alla Bocchetta di Guzzi a quota 2105 m.
Qui sosta per un breve spuntino e per formare le cordate. Io e mio padre, lo Stefano ed Omar, nuovo compagno di salite. Riprendiamo a percorrere la cresta perfettamente innevata, con tratti di neve a forma di lame e di cornici, con i ramponi che mordono la roccia garantendo sempre una bella tenuta. Lungo il percorso si alternano tratti in salita, traversi, calate e risalite dalla varie forcelle che caratterizzano la Piancaformia. Procediamo tranquilli di conserva lasciando un po’ di lasco nei punti più esposti. Il percorso è dato PD+ quindi da non sottovalutare soprattutto per l’esposizione sul lato E quello che guarda il sottostante Rifugio Bietti al Releccio.
A circa due terzi del percorso lasciamo a sinistra la traccia che porta ad incrociare la Via della Ganda ed affrontiamo l’ultimo tratto, il più impegnativo, che inzia subito con uno scivolo di neve sui 45° circa. Poco dopo troviamo un piccolo salto di roccia che, a mio avviso, rappresenta il punto più difficile. Questa volta è quasi libero dalla neve, ma è molto ghiacciato. Infilo un friend in una bella fessura, rinvio e con una mezza spaccata supero il saltino assicurato da mio padre ben piazzato su un colletto. Recupero e faccio seguire anche la seconda cordata, che se la cava egregiamente; da qui in poi le difficoltà sono molto più contenute.
Il cielo si sta aprendo ed il sole fa capolino fra le nuvole offrendo giochi di luci ed ombre di una impagabile bellezza. Ci gustiamo il tratto più scenografico della cresta, immaginandoci di essere su un nostro quattromila in estate. Capite ora perchè la Grigna non vi delude mai? Ora intravediamo la cappelletta del Rifugio Brioschi, ove arriviamo in breve dopo aver dato un’occhiata al tratto finale del Canale Ovest. Eccoci al Rifugio Brioschi con un bel sole e la tipica coltre di nuvole sotto i duemila metri.
Un rapido spuntino, birra, un saluto al Gestore ed all’immancabile Claudio, poi giù per la via della Ganda, fino al Rifugio Bogani e di nuovo all’auto. Giornata che ti riempie di gioia, di soddisfazione e dalla quale rientri appagato e felice. Che dire della cresta: da non sottovalutare in inverno. Le difficoltà possono aumentare notevolmente in funzione delle condizioni. Da non fare da soli, ma legati e protetti.