Sulla cresta finale della Palla Bianca
Palla Bianca 3738m

Un’estate piovosa ci tiene lontano dalle cime più alte. Decidiamo di sfruttare la prima occasione buona per provare un’uscita in tenda, mai tentata prima d’ora. La zona più stabile nel weekend sembra essere quella della Val Venosta, puntiamo quindi alla cima più alta delle Alpi dell’Ötztal, ovvero la Palla Bianca o Weißkugel.

Dopo aver accuratamente selezionato il materiale da portare con noi, partiamo alle 6:30 da Desio alla volta di Glieshof in Val Mazia. Ci vogliono ben 4 ore e mezza di auto per arrivare alla partenza della salita. Lasciamo la macchina al comodo parcheggio di Glieshof (1800m) e cominciamo ad organizzare gli zaini. Dividiamo la tenda in parti uguali, Io prendo il telo impermeabile, Cristiano i paletti e i picchetti mentre Stefano la base. Ovviamente la corda la prende Cristiano, visto che è il più giovane del gruppo. Nello zaino quindi troviamo picozza, ramponi, imbrago, moschettoni, cordini, una piastrina, una vite da ghiaccio, vari strati di abbigliamento e accessori, forneletto e gas, pentola, posate, sacco a pelo. materassino, cibo e un mini kit di pronto soccorso: mai stato così pesante!

Imbocchiamo il sentiero numero 1 verso la Oberetteshütte. Il primo tratto è carrozzabile e segue il torrente dapprima sulla sponda destra, quindi sulla sinistra orografica fino alla base dell’ultimo strappo, che, con ripidi tornanti, conduce al Rifugio. Dopo aver preso la nostra razione di pioggia ci concediamo una bella birra ghiacciata prima di ripartire. Il dubbio ora è su dove posizionare la tenda. Dal satellite Stefano aveva notato un ottimo punto nei pressi di un laghetto, a circa 3000m dopo la sella, decidiamo quindi di tentare il bivacco più alto per partire più alti il giorno dopo (scelta che si rivelerà azzeccata).

Partiamo in direzione della sella che raggiungiamo dopo circa 1h su un sentiero ripido e franoso nell’ultima parte. Troviamo subito un posto perfetto per la nostra tenda vicino al laghetto. Montata la tenda prepariamo una cena a base di tortellini in brodo (sulle orme di Hervé Barmasse) e alle 8 ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo. La sveglia è fissata per le 4, vogliamo partire presto per evitare il brutto tempo e le altre cordate in partenza dal rifugio.

Dal laghetto seguiamo i numerosi ometti e la segnaletica bianca e rossa in direzione del Ghiacciaio di Mazia che purtroppo si raggiunge perdendo circa 150m di dislivello. Arrivati al fronte del ghiacciaio ci leghiamo e iniziamo la salita. La nostra relazione consigliava di tenersi dapprima al centro, e poi portarsi sulla destra fino al Passo Hintereisjoch a 3469m. In realtà scopriremo poi che la traccia risaliva inizialmente il fronte sinistro del ghiacciaio mentenendosi da subito sulla destra. Per fortuna tutti i crepacci sono ben chiusi e senza alcuna difficoltà riprendiamo la traccia dopo poche centinaia di metri.

Raggiunto il passo, impreziosito da un bellissimo seracco, incrociamo la traccia che risale dalla Val Senales. Mettiamo via le bacchette e prendiamo la picozza per affrontare il ripido pendio che porta sulla cresta finale. L’ultimo tratto della salita si svolge su una cresta rocciosa con facili ma esposti passaggi di arrampicata (max II grado evitabile) sempre sul filo di cresta. Facciamo sicura solo su un breve tratto e dopo circa 4 ore e 40 minuti tocchiamo la grande croce di vetta (Non meno di 5 ore se si parte dal rifugio, a seconda del passo).

La salita è molto bella, mai troppo impegnativa ma neanche banale, insomma, divertente! Iniziamo la discesa che ha, come ciliegina sulla torta, la risalita al colletto: la classica mazzata finale. Ma non è finita qui, dobbiamo anche smontare la tenda, impacchettare tutto e affrontare gli ultimi 1200m in discesa verso la macchina. Insomma arriviamo al parcheggio con i piedi e le gambe rotte ma pienamente soddisfatti!