Dalla cima del Monviso
Monviso 3841m

Un’altra bellissima montagna che volevo salire da tempo. Vedi sempre quel triangolo all’orizzonte e cominci a sentire un’attrazione magnetica che ti costringe a salirlo per forza. Aspettiamo Settembre, il periodo migliore per affrontare questa salita. Troveremo infatti condizioni perfette, pochissima neve e neanche una nuvola. Partiamo dal Pian del Re, proprio dalla sorgente del fiume Po (parcheggio a pagamento) in direzione del Rifugio Quintino Sella.

salendo al quintino
salendo al quintino

Il sentiero che porta al rifugio, agevole e ben segnato, è dominato dall’aspra parete nord del Monviso. Tagliamo a mezza costa una vecchia morena che porta a un pianoro di detriti lungo il quale si snoda l’ultimo tratto del percorso e in circa due ore arriviamo al confortevole e panoramico Rifugio. La vista sulla pianura cuneese è spettacolare, soprattutto al tramonto.

Non c’è tantissima gente, il mangiare non è malvagio. Tutti a letto alle 22 visto che la sveglia suona alle 4. Alle luci delle frontali imbocchiamo il sentiero che aggira il laghetto sotto il rifugio e sale in direzione del Passo delle Sagnette. E qui la prima difficoltà: una bella ferrata fisica e abbastanza esposta. Raggiungiamo il passo dal quale è visibile la parete sud, lungo la quale sale la via normale.Dal passo si perdono circa 80-90 metri di quota per poi iniziare l’avvicinamento al Bivacco Andreotti lungo una vallone detrico.

Il Bivacco Andreotti
Il Bivacco Andreotti

Questo è il tratto più noioso della salita (specialmente al ritorno). L’ultimo tratto è molto ripido e taglia le gambe. Al bivacco mangiamo qualcosa ma ci rimettiamo subito in marcia visto che manca ancora il tratto più impegnativo della via. Subito dopo il bivacco troviamo quel che rimane dell’ex ghiacciaio Sella, ormai ridotto a semplice nevaio.

Dopo il nevaio inizia la parete vera e propria. Il primo tratto è un semplice traverso orizzontale. Dopodichè si affrontano la “cascatella” e il “Diedro camino” con arrampicata sul II grado. Dopo questa prima arrampicata si prosegue per facile sentiero fra sfasciumi fino ad arrivare alla guglia denominata “Duomo di Milano”.

Dopo il Duomo di Milano arriva il Camino dei “Fornelli” forse il tratto più impegnativo della via, anche se mai realmente difficile (quando è in condizioni, con del vetrato non sarebbe stata una passeggiata). Si arriva quindi a un traverso sul canalone Grande di Viso che mette in comunicazione la parete sud e la parete Est.

Da qui per facili roccette raggiungiamo la vetta (5h circa).Panorama grandioso, l’isolamento della cima rende tutto ancora più suggestivo, qualsiasi fatica viene ripagata da questa magnifica visione. Ora viene il difficile, la discesa! Disarrampicare è molto più complicato e faticoso, spesso inoltre ci si mette letteralmente in coda nei punti più complicati.

Il diedro camino
Il diedro camino

Ogni tanto si sente anche qualche sasso volare giù. Il diedro camino in discesa è la parte più difficile per via della maggiore esposizione. Rientrati al bivacco ci aspetta un estenuante traversata del vallone che riporta al passo delle Sagnette.L’ultimo tratto in salita spezza letteralmente le gambe, ho giurato che non l’avrei mai più fatto in vita mia, vedremo! Ma non è finita qui, manca ancora tutta la ferrata da fare in discesa.

Gio in cima
Gio in cima

Qui bisogna stare molto attenti, va affrontata con la massima attenzione perchè la stanchezza ormai si fa sentire e basta poco per commettere uno sbaglio.La discesa dura poco meno della salita quindi conviene calcolare bene i tempi e non attardarsi troppo! Arriviamo alla parcheggio della macchina alle 8 di sera completamente distrutti ma soddisfatti. È una salita da non sottovalutare per nessun motivo. Alcuni la danno come F ma secondo me è un PD: la via è lunga, soggetta a scariche (casco obbligatorio) e la possibilità di trovare vetrato non è remota. Conviene portarsi dietro i ramponi e legarsi assolutamente in discesa.