La capanna John Matte a 3550m
Trekking del Rwenzori, ascesa al Margherita Peak 5109m

Quest’anno trekking alle Montagne del Rwenzori con salita al Picco Margherita 5109 metri. Siamo un gruppo di sei, Matteo e Giorgio Leoni, la Guida Alpina Alberto Bianchi, Corrado, Rodolfo e Lino; tutti esperti alpinisti e collaudati trekkers.

Dopo essere atterrati a Entebbe alle 4:10 del mattino, massacrante viaggio in pulmino di dieci ore, in direzione W percorrendo l’altipiano ugandese fino a Fort Portal. Da qui a S verso Kasese, poi di nuovo a W per sterrata fino a Nyakalengija punto di partenza del trekking.

Qui prima sorpresa. Non è un trekking ma una vera spedizione di noi sei italiani accompagnati da: un Capo Guida Justus, due Guide Simon e Johnson, un Capo Cuoco Lazarous e un Aiuto Cuoco Jocka, un Capo Portatori Johnson e ventiquattro, ebbene sì ventiquattro, portatori. Dobbiamo portare tutto perché troveremo solo delle capanne in legno e lamiera per dormire all’asciutto. Niente tende per fortuna.

Seconda sorpresa. Dobbiamo calzare da subito stivali, che ci siamo portati dall’Italia, alti al ginocchio. Vesciche e piedi umidi e freddi assicurati! È lunedì 30 dicembre 2013. Partiamo sotto la pioggia alle 16 circa da quota 1600m ad appena 20’ sopra l’Equatore, per la prima tappa alla Capanna Nyabitabaa quota 2651 m. Espletate le formalità entriamo nel Parco Nazionale del Monte Rwenzori. Finalmente si cammina e belli motivati ci facciamo novecento metri di dislivello in quattro ore, fra piantagioni di banane prima, foresta equatoriale poi lungo il fiume Mahona. Serata piacevole in capanna con pollo in umido speziato, riso e patate bollite.

È martedì 31 dicembre 2013, Sotto una leggera pioggia giù verso il ponte Kurt Shaffer che attraversa il fiume Bjuku e su per l’omonima valle per foresta equatoriale prima e boschi di bambù poi. L’umidità è pazzesca, il suolo intriso d’acqua, il sentiero è solo un traccia fra muschi, salti di roccia umida e scivolosissima, scalette di legno improvvisate. Dopo sei ore e mezzo di stivali arriviamo alla Capanna John Matte, dedicata al fondatore del Club Alpino Ugandese, a 3505 m. Posto magico circondato da eriche arboree alte più di cinque metri e da cui pendono ciuffi di licheni. Il posto delle barbe in lingua locale non a caso. Festeggiamo il Capodanno con tortine Loaker e un brindisi a base di Braulio!

È mercoledì 1 gennaio 2014. Iniziamo l’anno camminando avvolti da un’umidità pazzesca. Attraversiamo la Palude Bigo Inferiore su passerelle, per fortuna, poi saliamo alla Palude Bigo Superiore, fino alla conca del lago Bujuku, per raggiungere la capanna omonima a 3900 m dopo cinque ore e trenta di cammino. La vegetazione ora assume l’aspetto tpico dell’alta montagna equatoriale con lobelie giganti, seneci, carex, elicrisi e tanto, tanto, tanto fango. Benedetti gli stivali!

È giovedì 2 gennaio 2014. Si sale lungo il fianco della montagna per arrivare prima ad un bellissimo posto panoramico a 4200m. Ci appaiono sotto il lago Bujuku e le Paludi Bigo e sopra le cime ed i ghiacciai del Rwenzori con la Punta Alessandra 5090m e la Punta Margherita 5109m, la nostra meta per l’indomani. Arriviamo alla Capanna Elena a 4541 m. dopo quattro ore di cammino. Abbiamo tenuto un buon passo e stiamo bene. Alla capanna assistiamo all’arrivo di tre spagnoli e un gruppo di russi di ritorno dalla cima. Facce stravolte!

È venerdì 3 gennaio. Notte tranquilla, non fredda, punteggiata di stelle e nessuna luce per tutto l’orizzonte. Sveglia alle 3:15, partenza alle 4:30 il primo e solo giorno in cui calzeremo gli scarponi. Alla luce delle frontali affrontiamo i ripidi salti rocciosi che ci portano al plateau del ghiacciaio Stanley che attraversiamo in cordata e ramponati. L’alba è splendida nei suoi colori e il cielo sereno. Siamo decisamente fortunati. Causa il forte regresso dei ghiacciai dobbiamo perdere oltre centocinquanta metri di quota per superare la cresta che scende dalla Punta Alessandra e risalire poi fino alla fronte del ghiacciaio Margherita. Riformiamo le cordate e affrontiamo il primo ripido, 40-45 gradi, risalto per poi percorrere tutto il ghiacciao fino al colle, a quota 5000 m circa, che separa la Punta Alessandra dalla Margherita.

Splendido traversino in leggera salita sotto un serracco disegnato da candelotti e da curiosi arabeschi. Ultimo canalino di roccia, difficoltà 2+, poi breve cresta di rocce rotte e finalmente in cima. Punta Margherita 5109 m la terza montagna d’Africa dopo il Monte Kenya 5188 m e il Kilimangiaro 5985 m, ma sicuramente la più bella da salire. Non fa freddo saremo appena sotto lo zero e ci dobbiamo proteggere solo da una leggero vento da NW. Panorama a trecentosessanta gradi con il Congo e la sua immensa foresta equatoriale ai nostri piedi e tutte le cime del Rwenzori attorno. Foto ricordo e pensiero a Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi il primo salitore nel 1906. Bella occasione per la commemorazione del 150mo anniversario di fondazione del CAI.

Rapida discesa e ritorno alla Capanna Elena dove arriviamo alle 14:30. Breve sosta per uno spuntino caldo, poi, calzati di nuovo gli stivali ci precipitiamo, passando per il Passo Scott Elliot 4372m, giù fino alla Capanna Kitandara posta a 4032m in territorio congolese, sulla sponda del lago omonimo. Siamo stati in ballo per quindici ore. Una bella tirata, ma siamo contenti per l’impresa compiuta.

È sabato 4 gennaio. Sveglia alle ore 8:00. Colazione con vista sul lago e sulla valle attorno e il Monte Beker 4842 m. alle nostre spalle. Il cielo è sereno. Splende un bel sole che rende questo posto ancora più bello e pieno d’incanto. Salita ripida e difficoltosa fino al Passo Freshfield 4282 m., dedicato all’alpinista inglese primo salitore di molte cime nelle nostre Alpi, poi saliscendi e infine ripidissima e criticissima discesa per rocce scivolose, acquitrini, paludi fino alla Capanna Guy Yeoman 3505m., passando per la grotta Kalamba campo base della spedizione del Duca degli Abruzzi nel 1906. Ci godiamo la serata con una cena piacevolissima a base di spezzatino, riso, insalata di cavolo, banane e ananas che il nostro cuoco ha fatto arrivare apposta per noi dal fondovalle con un portore express!

Èdomenica 5 gennaio. Notte illuminata da un forte temporale e scrosci di pioggia battente. Colazione alle 8:00 poi giù di nuovo lungo la valle del fiume Mahoma. Tanto per cambiare discesa infida per le solite paludi fangose, torrenti da attraversare, muschi, licheni e salti di roccia scivolosissimi. Guai a farsi male. Una semplice distorsione sarebbe stata un problema difficile da risolvere. Meglio non pensarci. Alle 13:30 siamo di ritorno alla Capanna Nyabitaba 2651m. Qui pranzo luculliano, poi foto di gruppo e distribuzione delle mance alle guide, ai cuochi e ai portatori. Finalmente via gli stivali e altri indumenti che lasciamo ai portatori e poi giù a Nyakalengija.

Qui dopo i saluti di rito e festeggiamenti per l’impresa andata a buon fine senza intoppi né incidenti, saliamo sul mezzo che ci porterà al Hippo Hill Lodge di Katwa nel Parco Nazionale Queen Elizabeth.

D’ora in poi solo savana, laghi, elefanti, leoni, bufali, ippopotami, iene, facoceri e uccelli di tutte le specie.