Le roccette finali
Cima Piazzi, Roccette finali

Quando ero piccolo andavamo spesso a sciare a Livigno. Sulla strada per il Foscagno venivo ogni volta colpito da questa cima e da suoi ghiacciai, prima o poi dovevo salirla. Partiamo Venerdì sera per Eita con la nostra tenda automontante della Quechua e qualche panino da mangiare lungo il tragitto. Ci accampiamo alla partenza della sterrata per il Passo di Verva; fa caldissimo, si può dormire senza sacco a pelo.

Sveglia alle 4:15, partenza alle 5 con le prime luci dell’alba. Ci vuole circa un’ora e mezza per arrivare al Passo. Da qui pieghiamo verso E in direzione della vetta. Conviene dirigersi verso il torrente, rimanendo sulla sua sinistra orografica puntando ad una cascata. Da qui gli ometti diventano più frequenti e il percorso più evidente.

Giunti ad un laghetto, iniziamo a risalire un ripido pendio detritico spaccagambe, pieno di piantine di Genepì. Il peggio però deve ancora arrivare. Giunti alla conca superiore intravediamo la fascia rocciosa che precede i pendii sommitali. Prendiamo il primo canale di sinistra. Ci accorgiamo subito di aver scelto la variante sbagliata: il peggior sfasciume degli ultimi anni. Una stretta ma provvidenziale cengia a picco sul torrente segna la fine del calvario.

Ritroviamo degli ometti; da qui in poi sempre sfasciume ma più umano. Guadagniamo la cresta e infine il nevaio che precede la cima. La paretina finale è facile, si arrampica bene su roccia solida. Finalmente vetta! Purtroppo la canicola di questi giorni ha creato una foschia densissima, si fa fatica a vedere le cime più lontane. Il ghiacciaio è già in agonia, e siamo solo a Giugno.

Scendiamo lungo il percorso di salita fino al salto di roccia. Proviamo la variante di destra (sinistra scendendo). Gli ometti sono più numerosi, segno che è questa la “normale”. In effetti è decisamente migliore del nostro itinerario di salita. Discesa massacrante lungo una pietraia infinita, con la mazzata finale del ripido tratto morenico che riporta al lago. Estenuante anche il rientro a Eita, me lo ricorderò!

Non un grande itinerario, anche se la vetta è molto estetica. Molto meglio salire con gli sci dal versante nord in primavera. Sconsigliata la variante di sinistra del salto roccioso. Prendete quella di destra. Casco obbligatorio, volava di tutto.